L’immagine da cui partire è più o meno questa: cumuli grigiastri di macerie di una Grecia umiliata dalla Storia e dalle diplomazie, e in mezzo pietruzze di ogni colore a testimoniare il mosaico di un genio che ancora si intravede, nella penombra della più grande crisi di certezze mai vissuta da quelle parti.
Ecco, su una di queste pietruzze sopra c’è impresso il nome di Thanasis Tsimpinis, giovane registra greco che gioca con l’immaginazione altrui con una grazia che gli è naturale. La solidità delle strutture narrative è eredità dei lavori di sceneggiatura arrivati con la pubblicità (Google, Korres, Aegean Airlines tra i committenti), la carica emotiva di immagini studiate al fotogramma, e legate perlopiù a rimandi di atmosfere mistiche, è invece il risultato della lenta formazione nel cinema e nella fiction. Il resto, è solo talento.
Tra i tanti cortometraggi realizzati da Tsimpinis, ne abbiamo selezionato uno. E’ tra gli ultimi, e forse quello che meglio racconta la tecnica del lavoro di Tsimpinis – un misto di delicatezza emotiva e coerenza estetica applicate alla narrazione per immagini – e vale da solo un motivo per tenere d’ora in avanti sotto controllo la produzione di questo giovane filmmaker. Si chiama “Fawns” e parla di quanto sanno essere eccellenti certe madri cervo. O almeno questo è il messaggio di cui si serve Tsimpinis per parlarci d’altro. Senza però farci mai davvero smettere di credere che sia quella la storia che ci interessa.